Sogni

Sappiamo tutti che una delle cause principali della situazione in cui ci troviamo è la moneta, per essere più precisi, è la scarsità di moneta, e con essa la scarsità di una serie di beni materiali e immateriali sia sul piano individuale che statale. 

Una deli beni più importanti della nostra vita è il tempo, quella cosa che abbiamo non pochi problemi se la dobbiamo definire, ma che misuriamo e che conosciamo perfettamente quando non abbiamo tempo per fare una delle tante cose che vorremmo fare. Nel Medioevo si diceva che Dio dava il tempo gratis, e così, siccome c’era tempo, ogni oggetto della vita quotidiana era abbellito con ricami, incisioni o pitture; poi vennero Lutero, Calvino e Zwingli e il tempo divenne un bene economico, un bene che si poteva comprare o vendere con il nuovo dio: il denaro.

Se cinquant’anni fa non c’era tempo per fare quasi nulla oggi è peggio, siamo sempre in ritardo e le nuove tecnologie ci pressano continuamente per essere aggiornati, rispondere a messaggi, chat e al telefono. E se non si cambia qualcosa non pare che il futuro sarà migliore.

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Limiti mentali alla creazione di moneta

Quattro secoli fa Galilei presentò alla Serenissima Repubblica di Venezia il cannocchiale, uno strumento che, pur non avendolo inventato lui, grazie ad alcune sue migliorie era in grado di far avvistare terra o una flotta nemica prima e meglio di quanto fosse possibile ad occhio nudo.

Preparato lo strumento su una finestra i saggi e i politici della Repubblica guardarono nell’oculare ma, mentre alcuni vedevano una nave entrare in laguna, altri non vedevano nulla.

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La scorciatoia

La fine della quarantena metterà in evidenza i problemi e la fragilità del sistema economico preesistente. L’unica soluzione è avere più soldi, ma per darli a chi? E soprattutto: come fare ad avere soldi?

Sappiamo tutti che a volte, colti da una emergenza, invece di seguire la strada maestra decidiamo di prendere una scorciatoia; accade in montagna come nel traffico cittadino. Stessa cosa accade in economia monetaria.

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Grandi navigazioni dei popoli del Mediterraneo dall’antichità alla Roma Imperiale

Questo libro tratta di alcune grandi navigazioni oceaniche compiute migliaia di anni fa da Sumeri, Babilonesi, Fenici, Greci, Egizi e Romani.

E’ la prova che grazie alla navigazione per mari e oceani i popoli sono sempre stati collegati fra loro e mai separati.

Nota per il lettore

Nelle pagine che seguono non si parla di nuove teorie, non si espongono scoperte archeologiche, non c’è nulla che non si possa trovare nei libri e negli articoli che sono già stati pubblicati.  Nelle prossime pagine sono solamente stati raccolti studi, informazioni e ricerche già esistenti e il tutto è stato ordinato seguendo una linea temporale. Nelle prossime pagine non compaiono cose nuove ma solamente guardate con occhi nuovi.

Da tutto ciò è emersa una visione della storia delle navigazioni dei popoli mediterranei che, contrariamente a quanto si possa credere, navigavano non solamente lungo costa ma attraversavano mari ed oceani millenni prima della così detta Epoca delle Grandi Navigazioni della fine del Medio Evo.

A chi non vuole dubitare delle proprie convinzioni, o solamente metterle in crisi, consigliamo di richiudere il libro: ha già letto abbastanza.

A chi con speranza e sprezzo del pericolo continuerà: buona lettura.

Copyright ©galileoferraresi – Selfpublishing, Bologna, Ottobre 12019

REPERIBILE DIRETTAMENTE dall’AUTORE

Salvare Venezia

Venezia sta sprofondando nel mare e il “fenomeno” dell’Acqua Alta, che mezzo secolo fa era un evento eccezionale, ora è quasi la normalità. Situazione ineluttabile, naturale o conseguenza del comportamento umano? 

Quando mille anni fa gli abitanti di Malamouco videro che per l’abbassamento della terra la loro città iniziava a sprofondare in mare l’abbandonarono e si rifugiarono sulle Isole Reatine, quelle in cui sorge ora Venezia, che erano molto più alte della laguna circostante. Per meglio proteggerle dall’erosione questi antichi veneziani decisero di palificare le isole: andarono in giro per i monti trentini e friulani e per le isole dell’odierna Croazia e tagliarono milioni d’alberi d’alto fusto che poi piantarono attorno alle isole e che usarono anche come base per costruire su qualcosa di solido le case e i palazzi. Tra le varie isolette lasciarono il passaggio per i canali che divennero le vie di comunicazione di questa città nata e cresciuta sull’acqua e dove non esistevano cavalli e carrozze ma solo barche.

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La moneta di facebook

Il 17 giugno Mark Zuckerberg ha presentato al mondo intero Libra, la nuova cripto valuta che sarà in esercizio tra un anno. Sapendo che Marck si muove solo per i propri interessi vediamo alcuni aspetti di Libra, sarà il lettore a stabilire quali siano i Buoni, i Brutti e i Cattivi della nuova idea di questo amato sionista.

Libra, una moneta virtuale di livello planetario pensata dal fondatore di Facebook

Iniziamo dal nome: Libra. Esattamente lo stesso nome della moneta coniata ed imposta da Carlo Magno 1.200 anni fa, e qui un poco di megalomania del fondatore di Faceboock ci sta, ognuno ha un proprio modello di riferimento e Marck ha scelto il suo: Carlo Magno, il fondatore dell’Impero dei Romani. 

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Le monete di stato

La moneta di stato è un biglietto cartaceo emesso dallo stato che non genera debito e che costa allo stato solo il valore della carta e dell’inchiostro utilizzati.

La banconota (la Nota del Banco) invece è emessa da una banca privata (come la BCE o Banca d’Italia), ed è moneta emessa a debito che lo stato si fa prestare dalle Banche Centrali e produce automaticamente debito obbligando lo stato a pagare il suo valore e gli interessi maturati e genera il Debito Pubblico. 

Considerato che lo stato italiano NON ha mai perso o rinunciato alla propria sovranità monetaria, non si capisce perché invece di produrre moneta se la faccia prestare; è come se una gallina invece di fare un uovo lo chiedesse in prestito ad un supermercato.

A questo punto solitamente il commento è: Se è così facile lo farebbero tutti.

E allora? Che facciano; l’importante è che lo facciamo anche noi!!

Ma per fare qualcosa bisogna prima decidere, e la decisione è più facile se si è in compagnia, ed ecco la seconda domanda: Ma c’è qualche altro stato che lo fa?

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A proposito di popolazione

Nel 1798 il reverendo inglese Thomas Robert Malthus dava alle stampe An Essay on the Principle of Population (Saggio sul principio di popolazione) nel quale sosteneva, tra le altre idee, che l’aumento della popolazione avrebbe portato ad un eccesso di offerta di mano d’opera e quindi a salari più bassi. Conseguenza dell’aumento della popolazione sarebbe quindi stata la miseria generale. La prima reazione al testo fu la legge sul censimento, tutt’ora in atto, che impegnava il governo inglese a censire la popolazione ogni dieci anni. Nel libro Malthus sostenne anche l’utilità delle guerre come valvola di sfogo per l’eccesso di popolazione. Il suo principio era molto semplice: Siccome sulla terra ci sono risorse alimentari limitate, e queste risorse sono sufficienti per alimentare solo un certo numero di persone, un aumento della popolazione porta inevitabilmente a decidere, attraverso una guerra, quali popolazioni potranno mangiare e quali dovranno morire per permettere ai vincitori di vivere. Secondo Malthus i limiti allo sviluppo umano erano la mancanza di beni ma soprattutto la miseria e il vizio che caratterizzavano le classi sociali più povere e disadattate.

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Non è una crisi ma una guerra

Già Pitagora 2500 anni fa ci insegnava a ragionare non in base alle nostre impressioni o ai nostri pensieri ma secondo i numeri. Secondo il saggio vegetariano di Kroton gli unici ragionamenti possibili erano basati sui numeri e quindi si poteva discutere solo di elementi misurabili. Quattrocento anni fa Galileo espresse gli stessi concetti e nacque il così detto metodo scientifico.

Oggi, all’inizio del 2017, eccoci a ragionare di crisi e la prima domanda da porsi è: ha ancora senso usare il termine “crisi”?

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RISCALDAMENTO GLOBALE O BUFALA MONDIALE?

Quando ero un bimbo abitavo nella pianura padana, a 45 metri sul livello del mare, non in montagna, ma ricordo che gli inverni erano lunghi e freddi: la neve durava a terra per settimane, mesi. Un inverno avevo costruito una slitta e portavo in giro mia sorella per le strade della cittadina bianche e gelate dove non si muovevano auto per il gelo. Ora gli inverni sono decisamente più caldi e le strade restano imbiancate per periodi brevissimi, alcuni anni non si imbiancano neppure. Come mai non c’è più la neve di un tempo?

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