Mafia di San Gallo e Swift
1 – La Mafia di San Gallo

Chi pensa che la Chiesa Cattolica Romana sia un tutt’unico di pensiero e di comportamento dal Papa all’ultimo dei fedeli sbaglia di grosso, come in tutte le unioni di individui anche all’interno della Chiesa esistono idee, interpretazioni, indirizzi differenti, a volte in antitesi l’uno con l’altro.
Quando nel 1993 il Vaticano, retto da Giovanni Paolo II, impose una profonda riforma del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa[1], il vescovo Ivo Furer, che allora ne era il segretario generale, ritenendo che la riforma inibisse la collegialità dei vescovi europei, si incontrò con il cardinale Carlo Maria Martini e assieme decisero di invitare un gruppo di cardinali, vescovi e arcivescovi per una discussione franca e collegiale tra loro.
Il gruppo, composto da personalità ecclesiastiche di “mentalità aperta” si incontrò la prima volta nel gennaio 1996[2] vicino a San Gallo in Svizzera. Essendo un gruppo informale non aveva un nome ufficiale, fu solo anni dopo, nel 2015 che il cardinale Godfried Dannels con fare scherzoso lo definì “Mafia di San Gallo”[3].

Ivo Fürer, dalla wiki
Gli argomenti controversi motivo degli incontri spaziavano dal ruolo della Conferenza Episcopale a quello dei sacerdoti, dalla nomina dei vescovi alla morale sessuale, dalla contraccezione all’omosessualità, dal celibato dei sacerdoti al diaconato femminile, dal decentramento dottrinale alla comunione ai divorziati risposati. Il “programma” alla base del gruppo di alte cariche della Chiesa che si riunivano a San Gallo, e non solo lì, era già stato espresso nel 1972 da Karl Rahner nel libro La ristrutturazione della Chiesa come compito e come chance, non si trattava quindi di una serie di incontri conviviali di prelati ma di un’avanguardia decisa ad imprimere alla Chiesa una svolta radicale.
Tutti gli aderenti al gruppo concordavano sul fatto che il Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, il tedesco Joseph Ratzinger, esercitasse la sua influenza reazionaria sul Papa polacco Giovanni Paolo II, soprattutto da quando la salute di quest’ultimo era diventata cagionevole. Il pericolo era viepiù ingrandito dall’eventualità che al prossimo conclave Ratzinger fosse eletto Papa. Fin dai primi incontri si optò per la candidatura al soglio papale del cardinale di Milano Carlo Maria Martini che però, nel 1996, sviluppò il morbo di Parkinson. Con Martini un po’ malridotto la conduzione del Gruppo dei dissidenti passò al cardinale Silvestrini che divenne il regista delle manovre per il conclave.
Escluso Martini la candidatura papale passò ad un pressoché sconosciuto vescovo di Buenos Aires, Jorghe Bergoglio, già conosciuto dal cardinale milanese nel 1974 e che Martini stesso aveva presentato personalmente a vari membri della curia durante il concistoro straordinario del maggio 2001 (Bergoglio divenne cardinale nel febbraio 2001).
Bergoglio concordava pienamente con le critiche e le idee della Mafia di San Gallo e pertanto divenne la proposta del gruppo al Conclave che si tenne alla morte di Giovanni Paolo II.

Da notare che la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis all’art. 81 proibisce patteggiamenti tra i Cardinali elettori per giungere al voto o alla negazione del voto pena la scomunica[4], ma evidentemente, come in altre sedi, anche nella Cappella Sistina le leggi non valgono per tutti e così la proposta di Bergoglio Papa arrivò a superare i voti che sostenevano Ratzinger. Fu a quel punto che l’argentino, quasi piangendo, dichiarò di non essere ancora pronto e lo scanno papale fu occupato dal tedesco.
Negli anni successivi Benedetto XVI bloccò la pulsione riformatrice della Chiesa mentre nella Mafia di San Gallo, complice anche la naturale anzianità di servizio, si affievoliva sempre più la fila dei ribelli. Ma se i numeri diminuivano qualcuno continuò a portare avanti quelle idee “progressiste” e alla fine del 2012 Benedetto XVI subì una serie di attacchi che lo portarono alla capitolazione.
Prima ci furono una serie di scandali omosessuali all’interno della Chiesa, poi, il 17 dicembre, ricevette un fascicolo sulle Lobby vaticane, infine iniziò l’assedio monetario agli istituti e alla banca del Vaticano.
2 – Swift
Nella lingua inglese l’aggettivo swift significa rapido, lesto, veloce; abbiamo anche l’avverbio swift che significa velocemente, rapidamente, prontamente e che permette la costruzione di espressioni come swift-footed, ovvero piede veloce.
Nel mondo anglosassone e nel mondo della moneta bancaria esiste anche un altro Swift, stavolta scritto con la prima lettera maiuscola, che è l’acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, ovvero Società mondiale per le telecomunicazioni interbancarie e finanziarie. Nata nel 1970 con l’ambizione di diventare il tramite nelle operazioni interbancarie tra le banche private di tutto il mondo, il suo quartier generale fu posto in Belgio e da allora alle 239 banche private di 15 stati che aveva all’origine se ne sono aggiunte altre 10.000 sparse in oltre 200 stati. Con più di cinque miliardi di transazioni realizzate[5] Swift è non solo un impero di comunicazioni monetarie ma è anche uno dei principali centri di controllo della finanza e del mondo bancario mondiale.
Grazie al suo potere, e in base a decisioni imperscrutabili, la direzione di Swift può “chiudere” le transazioni bancarie e monetarie di un individuo o di una società dedite ad esempio ad attività terroristiche, come pure di uno stato che il governo Usa definisca “canaglia” perché non accetta la volontà del governo statunitense in carica o degli amici del governo, o semplicemente le volontà del WEF. Questo è quanto accadde alla banca della Città del Vaticano e agli altri Istituti collegati alla Chiesa Cattolica.
3 – Un Papa Swift
Il Primo gennaio 2013 Swift bloccò ogni scambio monetario e bancario tra la Città del Vaticano e il resto del mondo. Tutti i milioni di rivoli monetari da e verso la Santa Sede furono bloccati: i missionari, le parrocchie, le associazioni caritatevoli non ricevettero più nulla e nessuna offerta, contributo, donazione dei cattolici raggiunva più il Vaticano. Uno degli stati più piccoli del mondo si trovò improvvisamente assediato da un’armata invisibile che impediva ogni passaggio di moneta verso e dalla città assediata.
Quanto sarebbe resistita la cittadella oltre Tevere? Come avrebbe resistito a questa nuova forma di guerra il battagliero Pastore tedesco? Come avrebbe potuto reagire o contrattaccare? Che possibilità aveva di rompere l’assedio?
A tutte queste domande non ha mai risposto nessun mezzo di comunicazione, anche perché nessuno se le è mai poste anzi, tranne poche eccezioni, tutti si sono impegnati a celare al mondo quanto stava accadendo.
Dopo quaranta giorni d’assedio, l’undici febbraio 2013 il Papa si arrende e compare la lettera di rinunzia attribuita a Benedetto XVI, un testo dove dubito che un fine latinista come Joseph Ratzinger abbia potuto inserire tanti strafalcioni ed errori in una sola pagina per cui sono indotto a pensare che sia un testo scritto da altri e sottoposto al Papa solo per la firma.
Sarà un caso ma il giorno successivo, il 12 febbraio 2013, mentre il Papa saliva sull’elicottero che lo avrebbe allontanato dalla sua sede pontificia, Swift toglieva l’assedio e riapriva le valvole del flusso monetario tra il “mondo libero” e il Vaticano.
Nessuno aveva ancora eletto il gesuita Jorghe Bergoglio ma la “rivoluzione colorata in Vaticano”, tanto desiderata dal presidente Obama e dal WEF, era iniziata.
Galileo Ferraresi
12 agosto 2025
Riferimenti
Francesco: elezione preparata da anni, in La Stampa, 24 settembre 2015
Julius Müller-Meiningen, “Die Tafelrunde von St. Gallen, die Franziskus zum Papst machte”, quotidiano svizzero TagesWoche, 2 ottobre 2015
Lucio Brunelli, “Così eleggemmo papa Ratzinger”, in Limes 1/09
Cardinal Spars over Reports of Conclave Campaigning, in Catholic News Agency, 4 dicembre 2014
Smoking Gun? Pope Francis’ Critics Cite New Book in Questioning His Papacy, in The Washington Post, 5 dicembre 2014
Pope Francis: How Cardinals’ Conclave Lobbying Campaign Paved Way for Argentine Pontiff, in The Daily Telegraph, 22 novembre 2014
Cardinal Godfried Daneels Part of ‘Mafia’ Club, in The Weekend Australian, 24 settembre 2015
Vatican Press Director Denies Papal Election Details in New Book, in Zenit, 1º dicembre 2014
Austen Ivereigh The Great Reformer: Francis and the Making of a Radical Pope, New York, Picador, 2015
Julia Meloni, The St. Gallen Mafia: Exposing the Secret Reformist Group Within the Church, Tan Books, 2021
Jürgen Mettepenningen & Karim Schelkens Godfried Danneels: Biografie, Antwerpen, Uitgeverij Polis, 2015
Roberto De Mattei, La lobby che pilotò l’elezione del Papa, Libero Quotidiano, 15 novembre 2022
Donatella Salambat, La Mafia di San Gallo, Valtellinanews.it, febbraio 2023.
[1] Principalmente col motu proprio Apostolos Suos
[2] Al primo incontro parteciparono, oltre a Ivo Furer, Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, Paul Verschuren, vescovo di Helsinki, Jean-Félix-Albert-Marie Vilnet, vescovo di Lilla, Johann Weber, vescovo di Graz-Seckau, Walter Kasper, vescovo di Rottenburg-Stoccarda (in seguito cardinale), e Karl Lehmann, vescovo di Magonza (in seguito cardinale). Negli anni seguenti si unirono al gruppo: nel 1999 il cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles e Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam; nel 2001 Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster (in seguito cardinale), e Joseph Doré, arcivescovo di Strasburgo; nel 2002 Alois Kothgasser, vescovo di Innsbruck, in seguito arcivescovo di Salisburgo; nel 2003 Achille Silvestrini, cardinale della Curia romana e Ljubomyr Huzar, arcivescovo maggiore di Leopoli degli Ucraini; nel 2004 José Policarpo, patriarca di Lisbona – Fonte Wikipedia alla voce: Il gruppo di San Gallo.
[3] “maar eigenlijk zeiden wij van onszelf en van die groep: de maffia” ma in realtà abbiamo detto di noi stessi e di quel gruppo: la mafia. Presentazione della biografia autorizzata del cardinale Godfried Danneels trasmessa da VTM, in VTM Nieuws del 24 settembre 2015
[4] Articolo 81. I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d’ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto. Non intendo, tuttavia, proibire che durante la Sede Vacante ci possano essere scambi di idee circa l’elezione.
[5] Il dato è del 2014